CROSSROADS di Jonathan Franzen

Autore: Jonathan Franzen

Traduttore: Silvia Pareschi

Editore: Einaudi

Collana: Supercoralli

Anno edizione: 2021

In commercio dal: 5 ottobre 2021

Pagine: 600 p., Rilegato

EAN: 9788806248420

Sebbene in molti mi avessero parlato bene di questo libro, le prime pagine (circa una sessantina) sono state difficoltose da portare avanti con la lettura, in quanto l’autore ci immerge nella storia “ex abrupto”, presentandoci man mano tutti i personaggi, senza ben specificare i loro rapporti. Di lì in poi, però, la lettura è diventata molto più spedita, sino a divorarne completamente le seicento pagine.

Superato il primo impasse, sono stata completamente catapultata negli anni ’70, nella cittadina di New Prospect, all’interno della famiglia Hildebrandt.

Il romanzo è diviso in due parti, la prima “Avvento”, l’attesa del Natale, della luce, incentrata sulle aspettative di ogni singolo membro della famiglia Hildebrandt, la seconda, “Pasqua”, rimanda alla catarsi e alla resurrezione spirituale.

“Il cielo spezzato dalle querce e dagli olmi spogli di New Prospect era pieno di una promessa umida, un paio di sistemi frontali che colludevano grigi per offrire un bianco Natale, mentre Russ Hildebrandt faceva il consueto giro di visite mattutine ai parrocchiani infermi con la sua Plymouth Fury station wagon. Una certa persona, la signora Frances Cottrell, appartenente alla chiesa, si era offerta di aiutarlo a portare giocattoli e scatolame alla Community of God nel pomeriggio, e benché sapesse che solo in qualità di suo pastore aveva il diritto di gioire di quell’atto di libero arbitrio, Russ non avrebbe potuto chiedere un dono natalizio più bello di quattro ore da solo con lei.”

Nella prima parte, quindi, conosciamo approfonditamente i sei membri della famiglia.

Il padre Russ, pastore di una chiesa locale, invaghito della giovane vedova Frances Cottrell, una parrocchiana che mette a dura prova la sua fede e il suo matrimonio. Sua moglie Marion, dal nascosto passato turbolento, vive un’esistenza infelice nella quale non si vuole bene e non si sente amata abbastanza, intrappolata nel suo ruolo di moglie e madre.

E poi ci sono i quattro figli, adolescenti, in quell’età in cui si passa dall’adorazione dei genitori, visti come esseri perfetti, all’età della disillusione, causata dalla presa di coscienza dei limiti e delle fragilità degli esseri umani.

Alcuni di loro entrano a far parte del gruppo giovanile della comunità, Crossroads, sotto la guida del Pastore Rick Ambrose, acerrimo nemico di Russ. Il fine del gruppo è quello di superare e risolvere con fraterno aiuto reciproco le tensioni e le ansie di ciascun membro. È in questo “crocevia” di esperienze che si rivelano i conflitti interiori più drammatici di ognuno dei protagonisti del romanzo.

Rick chiama il gruppo come una canzone rock in voga in quel periodo, vuole così attirare le masse di giovani, ma , come spiega Russ, “Crossroad Blues” è precedente, è una canzone di Robert Johnson, uno dei più grandi interpreti del blues.

“E allora gli ho chiesto, gli ho dovuto chiedere, se conoscesse la versione originale di Robert Johnson. E Rick mi guarda allibito. Perché per lui, sa, la storia della musica comincia dai Beatles. Mi creda, ho sentito la versione di Crossroads dei Cream. So benissimo cos’è. Un gruppo di inglesi che fregano una canzone a un autentico maestro nero del blues e fanno finta che sia la loro musica.”

I rapporti all’interno della famiglia, e non solo, sono complicati, intricati ed è palpabile il disagio relazionale tipico di una famiglia borghese dell’epoca.

Fanno da contorno, alle vicende dei singoli, quelle della Storia americana di quegli anni. Il romanzo, è, infatti, ben calato nell’aspetto sociale e politico degli anni Settanta, con il suo spirito di protesta e di disagio, e quindi sono presenti le tematiche come la guerra in Vietnam, l’affare Watergate, la condizione degli indiani Navajo nella mesa, lo sfruttamento indiscriminato delle miniere di carbone ed il crescente problema della droga.

I personaggi sono così ben caratterizzati da risultare credibili e verosimili, ma non si riesce ad empatizzare con nessuno di loro, tutti profondamente antipatici ed egoisti, ma descritti magistralmente nei loro difetti, egocentrismi e difficoltà. Talmente ben delineati che, quando si giunge al termine ci si sorprende a pensare che le loro storie non potevano che andare in quel modo.

La trama è perfetta, senza nessuna incongruenza, mai banale. Lo stile di scrittura è ineccepibile, fluido, carico di tensione, con dei dialoghi molto ben intrecciati, sagaci, ironici, senza nessun superfluo nel testo e, forse, a me questo non è piaciuto molto. A differenza di molti altri romanzi, infatti, ho faticato tanto a trovare “belle frasi d’effetto” da pubblicare quotidianamente sui social, non ci sono frammenti di pura introspezione, o frasi sulla vita o sull’essere umano che tanto  adoro sottolineare o annottare. Al termine del romanzo, seppur soddisfatta e incantata da questa lettura trascinante, ho provato un senso di inquietudine e insoddisfazione, che spero potranno essere colmati dai due romanzi che l’autore ha previsto di pubblicare per completarne la storia.

 “Ebbe l’improvvisa, chiara intuizione che il tempo non si poteva misurare senza luce. Le sembrò una presa di coscienza fondamentale.”

Citazioni tratte dal romanzo, pubblicate sui miei profili Facebook e Instagram 

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